mercoledì 17 ottobre 2007

Come macchie sulla pelle

Il tormento di "Blemish" non è casuale.
Un continuo contrasto tra forma e contenuto, un lento susseguirsi di quiete e angoscia, un grido silenzioso che irrompe assoluto e inaspettato.
Non era ciò che mi aspettavo e ho impiegato quasi un anno per capire ed apprezzare.
David ha spiazzato tutti ancora una volta scegliendo la via più difficile, più intima, più personale per comunicare il suo profondo disagio interiore.
"cado al di fuori di lei, ma lei non se ne accorge", così inizia il breve viaggio nella cupa foresta di "blemish", un viaggio in solitudine attraverso luci ed ombre della mente.
E' un percorso tortuoso in cui si incontrano esperienze forti: la separazione, l'ego, il desiderio, la meditazione ma anche la pace interiore, la felicità e la speranza.
Il suono è freddo, elettrico, meccanico, mai umano. Le melodie sono agrodolci.
Blemish è senza dubbio la sublimazione dell'arte del contrasto, la trasposizione in musica del concetto orientale di Yin e Yang.
Decido di riascoltarlo.
Inevitabilmente mi torna in mente il concerto del 2003.
Un momento di assoluta bellezza, con quella voce di donna che, ripetendo in maniera distaccata e meccanica la frase "love will not die", divideva in due il concerto ponendo fine all'esecuzione dell'intero Blemish ed introducendo il ritorno alle origini con la versione acustica di "the other side of life".

"...like blemishes upon the skin, truth sets in."
David Sylvian - Blemish (2003)

1 commento:

lastik ha detto...

bell'album blemish. me l'ha passato un mio amico qualche natale fa e da allora associo david sylvian alla neve, al freddo e alle tazze di the alla menta.

ciao K.Zalp
Mari